Il cantiere è maschio ma l’architettura è femmina – (ovvero la professione vista da un architetto donna)
Lavoro da quasi dieci anni in un mondo quasi completamente maschile: i muratori, gli impresari, gli artigiani…il socio. Il cantiere è uomo.
Sono abituata, ci sono indubbi vantaggi: la schiettezza, la velocità con cui ci si relaziona, i complimenti (a volte!), il fatto che non se la prendano mai sul personale quando fai critiche.
Ho sviluppato una certa propensione a relazionarmi con uomini di tutte le età e culture.
Ho incontrato molti uomini sul lavoro che hanno rispettato l’esser donna considerandolo come valore aggiunto.
Altri (pochi) invece hanno usato questo aspetto come pregiudizio per mettere in dubbio la mia professionalità.
A volte poi capita di lavorare con persone dello stesso sesso (con la collega, l’amministratore di condominio, la cliente, il fornitore donna) e per un attimo ti ricordi di quanto è bello attaccare a una telefonata di lavoro due chiacchiere sulla vita in genere (e non parlare solo di calcio e politica), poter sfogare i propri istinti di massaia (-ma queste piastrelle come si puliscono?-), intendersi al volo senza bisogno di troppe parole (Come stai? -Oggi è una giornata di merda-Capisco).
Cosa accadrebbe in un cantiere di sole donne? Con l’idraulicA, l’elettricistA, la muraTRICE, la piastrellistA, l’impresariA: chissà forse al prezzo di qualche pettegolezzo in più si rispetterebbero tempi e budget, il cantiere sarebbe sempre in ordine, e le esecuzioni perfette…
Istituiamo le quote rosa in cantiere?
Roberta Cattò
novembre 10, 2015 at 8:00 am //
Ci possiamo provare!